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Pozzo uso irriguo

Concessione di derivazione di acque pubbliche sotterranee: come ottenerla?

Cosa serve per ottenere l’autorizzazione all’escavazione di un pozzo uso irriguo?

Il cambiamento climatico ha, evidentemente, estremizzato le condizioni, con un forte riduzione della piovosità e con pochi eventi caratterizzati da forte intensità e, di conseguenza, scarsa efficacia.

Questa condizione si è esasperata nel corso dell’anno 2022, in cui la scarsa piovosità, associata alle risorse ridotte ai minimi termini, ha portato al taglio delle forniture irrigue anche da parte dei consorzi più organizzati.

Ed il 2023 sta proseguendo sulla stessa linea con le riserve lacustri ridotte al lumicino.

Ciò sta portando molte aziende agricole a riflettere sulla necessità di attivare o integrare gli apporti irrigui per la salvaguardia delle proprie coltivazioni.

La norma che regola tale uso è il Regio Decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, Testo unico delle disposizioni di legge sulle acque e impianti elettrico, che per l’appunto regola l’uso delle acque pubbliche ai fini irrigui.

L’Ente deputato, in sostituzione del Genio Civile, è la provincia competente e la domanda di concessione deve essere corredata dei progetti di massima delle opere da eseguire per la raccolta, regolazione, estrazione, derivazione, condotta, uso, restituzione e scolo delle acque.

Le concessioni di derivazioni per uso irriguo devono tener conto delle tipologie delle colture in funzione della disponibilità della risorsa idrica, della quantità minima necessaria alla coltura stessa, prevedendo, se necessario, specifiche modalità di irrigazione; le stesse sono assentite o rinnovate solo qualora non risulti possibile soddisfare la domanda d’acqua attraverso le strutture consortili già operanti sul territorio.

La domanda deve quindi contenere, oltre alla relazione geologica ed ai documenti correlati, un relazione agronomica, che descriva la localizzazione del pozzo, i terreni asserviti, le colture effettuate con le relative esigenze irrigue, le eventuali disponibilità irrigue già presenti tramite consorzi o pozzi, il metodo irriguo e le necessità irrigue residue.

Riguardo a quest’ultimo punto è necessario riportare il volume in metri cubi, la portata massima e media, oltre che periodo del prelievo che  può essere annuo oppure estivo, se compreso tra il 1 aprile e il 30 settembre, o iemale per la restante parte dell’anno.

Per il calcolo delle necessità irrigue è possibile utilizzare i dati disponibili in bibliografia, che però fanno riferimento a valori medi senza una specifica indicazione geografica, oppure è possibile redigere un bilancio idrico, che tenga conto dell’evapotraspirazione potenziale, del coefficiente colturale, della piovosità dell’area e dalla capacità di campo dei suolo.

Il metodo del bilancio si basa, quindi, sulle condizioni climatiche peggiori, worst case, calcolando il volume irriguo necessario, anche in funzione dell’efficienza del metodo irriguo (perdite per evaporazione, scorrimento, etc) e della capacità del suolo di trattenere e restituire una quota più o meno rilevante degli apporti in funzione della profondità del suolo, dello strato esplorabile dagli apparati radicali, e della tessitura.

Presentata la domanda e sostenute le spese istruttorie l’ufficio competente avvia la verifica della documentazione e qualora questa sia positiva tutto si conclude con il provvedimento finale di concessione: dall’avvio della domanda alla concessione il tempo è di circa 18 mesi.

Nel caso dei pozzi il provvedimento stabilisce le modalità per effettuare le indagini preliminari alla perforazione, le modalità e le prove dei lavori di perforazione con riferimento alla profondità massima raggiungibile e alle falde captabili, l’obbligo di comunicare l’inizio e la conclusione dei lavori ed eventuali ulteriori richieste (installazione piezometri, contalitri e apparecchiature per il rilievo del livello di falda e il prelievo di acqua).