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Bollettino Agrometeorologico Vite n°7. 2021 del 13.05.2021

INDICAZIONI METEOROLOGICHE


Dopo un piccolo periodo stabile durato dal 3 al 10 maggio, come previsto nel precedente bollettino in data 11 maggio è arrivato il peggioramento che ha portato dai 25 ai 30 mm in Lugana, zona del Botticino, bassa Valtènesi e bassa Val Sabbia, 20-25 mm a Brescia città e nella zona di Capriano del Colle e dai 40 ai 50 mm in Franciacorta e alta Valtènesi. Il clima è rimasto instabile con formazione di temporali sparsi anche nella giornata di mercoledì che hanno portato ulteriori 3-15 mm a seconda delle zone. Prevista instabilità pomeridiana e serale anche nelle giornate di giovedì e venerdì con una tregua nel fine settimana. Tuttavia, per la giornata di lunedì, pomeriggio/sera, i modelli inquadrano ad oggi un nuovo passaggio perturbato abbastanza rapido con l’instaurarsi in seguito dell’anticiclone.

dati meteo bollettino vite 7 agralia

FASE FENOLOGICA

A seconda delle zone e delle varietà la vite risulta compresa tra la fase di 5 foglie distese e 10 cm di germoglio (BBCH 15) e la fase di grappoli separati con fiori ancora chiusi e raggruppati (BBCH 55) con 8/9 foglie distese (BBCH 18) e germogli di 30-40 cm.

GESTIONE SUOLO

L’inerbimento limita la diffusione dei patogeni con particolare riferimento alla peronospora, riducendo il rischio di infezioni primarie. Le fioriture attirano gli insetti pronubi e aumentano la biodiversità del vigneto, mentre la copertura del suolo riduce problematiche di ruscellamento ed erosione.

Non solo, un suolo costantemente lavorato mineralizza più rapidamente la sostanza organica con conseguente depauperamento della stessa e perde rapidamente la struttura forzata a livello meccanico. Al contrario, un suolo coperto nel tempo incrementa i livelli di sostanza organica e si autostruttura.


Per tutti quelli che non sono fino ad ora intervenuti è consigliato procedere al controllo delle infestanti sulla fila poiché nella maggior parte dei casi stanno diventando un ostacolo per la difesa.
Dal punto di vista tecnico è bene rammentare quanto segue:

  • Il controllo può essere effettuato mediante spollonatrice ottenendo il duplice scopo di eliminare i polloni e di controllare almeno parzialmente le infestanti. Poiché questo metodo non interviene sugli apparati radicali comporta un successivo ricaccio con la necessità di re intervenire;
  • L’utilizzo delle attrezzature meccaniche che effettuano il solo taglio orizzontale, ovvero le cosiddette lame, è attualmente sconsigliato poiché in assenza di ribaltamento della zolla e con la presenza di suoli bagnati, si ha un rapido ricaccio radicale delle infestanti, che sopravvivono quindi all’intervento. L’efficacia dell’intervento aumenta con l’uso di attrezzature combinate. Questo tipo di attività è per lo più efficace contro infestanti poco sviluppate, peraltro il movimento ed il rimescolamento del suolo comporta la successiva geminazione di altre infestanti. Sono quindi necessari interventi frequenti.
  • L’uso di attrezzature a rotazione libera (dischi metallici folli o rollhacke e fingerhacke) consente, in condizioni di suoli non eccessivamente compatti e con infestanti non particolarmente sviluppate, un buon controllo delle infestanti. In relazione al fatto che determinano un buon effetto meccanico di rimescolamento posso essere usati con efficacia anche con suoli umidi ma possono, soprattutto nei suoli argillosi possono intasarsi a causa dell’adesività dei terreni.
  • L’uso di attrezzature ad azione meccanica (versoi, dischi, frese rotanti) consente il controllo di infestanti anche molto sviluppate. Di contro si ha che si tratta di lavorazioni lente e laboriose che posso determinare danni di diverso tipo (dalla scortecciatura all’estirpazione) a carico delle viti. Il movimento del terreno può riportare in superficie o smuovere pietre o sassi, o spostare terreno in prossimità delle carreggiate, rendendo il piano di campagna meno piatto e determinando maggior disagio nei successivi passaggi con i mezzi meccanici.
  • Attualmente l’uso dei diserbanti ad azione totale (glifosate) è sconsigliato, per via della presenza dei polloni che possono fungere da punto di ingresso della sostanza. Tali prodotti possono essere usati senza pericolo solo dopo qualche giorno dalla spollonatura. L’uso di schermature riduce il rischio.
  • L’utilizzo di sostanze attive a effetto disseccante (vedi capitolo successivo) consente di eliminare i polloni, senza danno a carico della pianta e di disseccare le parti verdi delle intestanti. Anche in questo caso le dimensioni delle infestanti influenzano l’efficacia dell’intervento (es. l’intervento è poco efficace su sorghetta oltre i 60/70 cm di altezza). Anche in questo caso può esserci un ricaccio a partire dal colletto delle infestanti.

GESTIONE DELLA VEGETAZIONE

La scacchiatura consente di regolare il carico di gemme per produzioni e qualità e per evitare eccessiva fittezza nella vegetazione che avrebbe ricadute in termini di problematiche fitosanitarie. Intervenire sui germogli in accrescimento è semplice, l’operazione è manuale e non richiede tempi di esecuzione eccessivi. In questa fase è possibile eliminare i germogli in eccesso e troppo ravvicinati.
È comunque consigliato non eliminare in questa fase tutti i germogli in sovrannumero che si sviluppano sulla testa di salice o sul cordone permanente lasciando i più vigorosi e meglio posizionati, per valutarne più avanti l’attività vegetativa e poter disporre di nuovi punti vegetativi magari più vitali al momento della potatura invernale.
Procedere con spollonature meccaniche (preferibili) o chimiche del tronco, laddove i polloni hanno raggiunto una certa lunghezza. Spollonare troppo tardi genera ferite esponendo di più all’ingresso di patogeni, al contrario se si spollona troppo precocemente aumenta il ricaccio.
La spollonatura chimica può essere effettuata con le due sostanze attive ammesse da disciplinare per tale operazione:

  • Carfentrazone: intervenire alla dose di 0,3 litri di prodotto per 100 litri d’acqua. Applicare 0,8–1 litri di soluzione acquosa per 10 metri lineari pari a 80 – 100 litri di soluzione per km percorso.
  • Pyrafluen ethyle: dose d’impiego 0.8 litri/ha di prodotto distribuiti con circa 300 litri di acqua per ettaro.

Per gli impianti in allevamento selezionare i 2 germogli meglio disposti e più vigorosi per un’adeguata formazione.

PERONOSPORA

Rischio medio-alto
Le elevate precipitazioni hanno comportato un dilavamento, almeno parziale, della copertura. Dare un indicazione univoca di dilavamento è molto complesso poiché i fattori che la influenzano sono molteplici: dose usata, concentrazione del prodotto per unità di superficie fogliare, durata ed intensità della pioggia, presenza di successiva bagnatura fogliare, etc.
Si rammenta che il rame, in funzione della tipologia, della quantità di sostanza attiva e di altri fattori può essere considerato dilavato con piogge da 25 a 40 mm. Il metiram può essere considerato dilavato a partire dai 40 m di pioggia, mentre il folpet in alcune prove ha resistito oltre i 60 mm ed in alcune esperienze dirette a consentito una buona copertura fino a 80 mm. Dithianon e zoxamide si considerano dilavati, invece, dai 60 mm e anche molecole come ametoctradina e amisulbrom avendo buona affinità con le cere hanno elevata resistenza al dilavamento.
Le sostanze attive citotropiche traslaminari come il dimetomorf, l’iprovalicarb, ma anche ciazofamide, mandipropamide e fluopicolide, invece, redistribuendosi localmente all’interno della vegetazione non subiscono l’effetto dilavamento, ma terminano la loro azione nei tempi indicati dalle rispettive etichette (in genere l’intervallo indicato per un nuovo impiego è di 7/12 giorni, anche se più verosimilmente è opportuno osservare il limite temporale inferiore). Il cimoxanil, sostanza attiva in grado di penetrare nei tessuti, ma senza redistribuirsi in loco, invece presenta un’azione che si esaurisce nel giro di 3-4 giorni.
Fatte queste premesse e viste le indicazioni meteorologiche è opportuno ripristinare la copertura laddove si è scoperti sfruttando una delle finestre serene con un margine di 3/4 ore di asciutto per permettere alla vegetazione di asciugare.
Vista l’accelerazione della crescita e viste le condizioni climatiche è opportuno abbinare al prodotto di copertura un prodotto citotropico o anche sistemico (nei vigneti con vegetazione più sviluppata) con l’accortezza di usare sostanze attive e/o prodotti diversi da quelli dell’utilizzo precedente qualora non si fosse in grado di rispettare l’intervallo tra un intervento e l’altro con la stessa sostanza attiva e/o prodotto.

Esempio:

  • Trattamento 10 maggio con rame e dimetomorf
  • Pioggia dilavante l’11/12 maggio
  • Nuovo intervento il 13/14 maggio con rame (nome commerciale diverso) o con altra sostanza attiva di copertura (folpet/dithianon/zoxamide/ametoctradina/amisulbrom)
  • Abbinamento del prodotto di copertura con sostanza attiva citrotropica diversa dal dimetomorf (ciazofamide/fluopicolide) o sistemica (metalaxil-m/fosfonati). In questo caso non sono state indicate le sostanze attive mandipropamide e iprovalicarb volutamente, in quanto presentano lo stesso meccanismo d’azione del dimetomorf (FRAC code 40).


Nel caso di impiego di rame e nel caso degli operatori biologici il quantitativo di rame metallo ettaro consigliato è 250/300 grammi. Rame metallo/ha = dose impiegata/ha * percentuale di rame contenuta nel formulato.

OIDIO

Abbinare al trattamento per la difesa da peronospora un trattamento anti oidico con zolfo al dosaggio 300 g/hl. Solo nelle aree con infezioni ricorrenti e su vitigni sensibili è possibile innalzare il dosaggio dello zolfo a 400 g/hl o abbinare allo zolfo (200 g/hl), la sostanza attiva spiroxamina. L’uso dello zolfo in polvere è meno efficace per via dell’elevata dispersione ambientale del prodotto, oltre che del maggior costo in relazione alla maggiore difficoltà di regolare la distribuzione a quantità minime.