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LA CIMICE ASIATICA

La cimice asiatica, Halyomorpha halys, è un insetto appartenente all’ordine dei Rincoti, sottordine Heterptera e famiglia Pentatomidae.

Foto: a destra adulto di H. halys, a sinistra adulto in attività trofica.

Si tratta di un insetto fitofago con apparato boccale pungente-succhiante, di grandi dimensioni (da circa 1,2 a 1,7 cm) e di colore marmorizzato grigio-marrone. Le ali anteriori, dure e coriacee con parte apicale membranosa, presentano striature. Nel nostro Paese viene confusa con Rhaphigaster nebulosa, ma anche ad una prima osservazione, vi sono caratteristiche che facilmente aiutano a distinguere le due specie:

-La forma del capo, squadrata in H. halys e triangolare in R. nebulosa;
-La spina metasternale, grossa e robusta in R. nebulosa e sostituita in H. halys da una sottile appendice;
-Il colore chiaro dell’ultima fascia delle antenne, esteso fino all’apice del penultimo articolo in H. halys e limitato invece alla base dell’ultimo articolo in R. nebulosa;
-Il color bianco crema dell’ultimo tarso posteriore in H. halys visibilmente in contrasto con il colore molto scuro delle tibie.

I primi ritrovamenti dell’insetto in Italia risalgono al 2012 in Emilia Romagna, da lì la sua rapida diffusione in tutto il nord Italia con le più recenti ultime propaggini verso l’area centrale della penisola.

Nei nostri areali la cimice asiatica compie tipicamente due generazioni all’anno, per poi ritirarsi, in autunno, in ricoveri ben protetti per superare la stagione avversa. In primavera, l’insetto sverna dai propri rifugi, per migrare sulle piante ed alimentarsi, compiendo anche grandi spostamenti. Riprese le forze dopo il duro inverno, l’insetto inizia a riprodursi attorno al mese di maggio, deponendo un gran numero di uova. Si stima che ogni femmina sia in grado di deporre sino a 400 uova, in gruppi di circa 20-30, deposte preferibilmente sulla pagina inferiore delle foglie. Dalla schiusura delle uova, l’evoluzione allo stadio adulto attraversa 5 stadi di sviluppo, in cui le dimensioni dell’individuo aumentano progressivamente, da pochi mm sino a circa 1,5 cm, ed il colore evolve da rosso-aranciato con striature nere, sino al tipico colore marmorizzato degli adulti. Nei mesi estivi la riproduzione interessa anche gli individui di prima generazione, quindi in campo è possibile riscontrare la presenza di individui a diversi stadi di sviluppo.

Foto: a sinistra schiusura uova con neanidi, a destra viraggio allo stadio II.

La cimice asiatica è un insetto dotato di estrema mobilità, anche negli stadi giovanili che non sono in grado di volare, caratteristica riservata ai soli stadi adulti, ed estremamente polifaga, riuscendo ad alimentarsi su più di 300 specie vegetali, tra spontanee e coltivate.

Il danno alle colture viene esercitato sia dagli stadi giovanili che dagli stadi adulti, ed è rappresentato dalle punture di suzione effettuate dall’insetto per nutrirsi, attraverso cui la saliva penetra nei tessuti vegetali, innescando reazioni biochimiche che portano sino alla necrosi dei tessuti coinvolti. In particolare i frutti colpiti mostrano gravi malformazioni ed indurimenti dei tessuti circostanti l’area di suzione. In frutticoltura i danni interessano tutti gli stadi di sviluppo del frutto stesso, mentre su olivo si ipotizza che la pericolosità delle punture termini con l’avvento dell’indurimento del nocciolo. Si parla appunto di ipotesi in quest’ultimo caso, poiché l’analisi della presenza della cimice asiatica su olivo è piuttosto recente e diversi studi sono in atto per determinarne le conseguenze.

Al momento le opinioni rispetto agli effetti della presenza della cimice su olivo sono estremamente disparate.

cimice stadio 5
Foto: cimice asiatica stadio V.

Va sottolineato inoltre che la concentrazione di cimice asiatica su olivo, nei diversi areali di diffusione dell’insetto in Italia, non risulta uniforme. Basti pensare all’Emilia Romagna in cui non si registrano danni sugli olivi colpiti dall’insetto, mentre le altre coltivazioni (melo, pero ecc..), sono gravemente compromesse da cimice asiatica. Probabilmente la risposta va ricercata in una diversa appetibilità delle specie vegetali disponibili per l’insetto, che lo portano a prediligere alcune colture se presenti.

Il contrasto alla cimice asiatica su olivo è oggetto di numerosi studi e sperimentazioni, effettuate su tutto il territorio nazionale.

Prove condotte con prodotti chimici, quali deltametrina, acetamiprid e fosmet, hanno mostrato risultati in termini di efficacia piuttosto disparati. La lotta chimica all’insetto presenta diverse problematiche derivanti, da un lato, dalla scarsità di prodotti efficaci nei confronti del fitofago, dall’altra dalla conformazione strutturale dell’insetto che, con un dorso molto inspessito, rende difficile la penetrazione dei principi attivi. Attualmente l’unico principio attivo registrato per il contrasto di H. halys risulta essere la deltametrina, piretroide di sintesi, che agisce per contatto ed ingestione. La lotta chimica da sola non risulta essere tuttavia risolutiva e va attuata in presenza di un attento monitoraggio, al fine di identificare la maggior concentrazione di individui agli stadi giovanili, in quanto meno mobili e dunque più facilmente raggiungibili dai trattamenti messi in atto.

Ulteriori sperimentazioni stanno testando, con risultati incoraggianti, l’uso di geomateriali (polveri di roccia, caolini, zeoliti ecc.…), questi, depositandosi sulla superficie dei frutti, fungono da deterrenti. Il loro impiego presenta tuttavia diversi svantaggi derivanti dalla necessità di intervenire con concentrazioni elevate del prodotto, quindi con costi elevati, ed imbrattando frutti e piante. Inoltre, va ricordato che, in seguito a eventi piovosi dilavanti, è necessario adoperarsi prontamente alla ridistribuzione del prodotto.

Altri progetti si occupano di strategie attract and kill, basate sull’impiego di trappole attrattive nei confronti dell’insetto, corredate da sistemi in grado poi di abbatterlo. Oltre ai dubbi sulla loro efficacia e sulla loro reale capacità di ridurre la popolazione presente in campo, vi sono altri quesiti che restano irrisolti, quali ad esempio:

-Qual è il periodo ottimale per l’installazione, e la successiva rimozione, di tali dispositivi?
-Quanti dispositivi vanno installati per unità di superficie?
-In quali punti del campo è più opportuno posizionare le trappole? Si rammenta che i feromoni attrattivi concentrano gli individui bersaglio in un raggio di circa 2-3 metri dal loro posizionamento.

Infine va ricordato l’impiego di antagonisti naturali, in grado di parassitizzare le uova di cimice asiatica. Dal più comune Anastatus bifasciatus, in grado di effettuare non più di tre generazioni l’anno, ai più esotici Trissolcus japonicus e T. mitsukurii, in cui il numero di generazioni/anno riesce ad essere superiore. Come noto, in diverse Regioni d’Italia, sono stati effettuati lanci di vespa samurai (T. japonicus) con riscontri positivi. A tal proposito, tuttavia, va sottolineato che troppo spesso l’uso di tali strategie, resta intrappolato in meccanismi burocratici ed autorizzativi che non ne rendono semplice l’attuazione.

In sintesi è possibile affermare che, così come non è stata dimostrata in maniera univoca una correlazione tra danno e presenza di cimice asiatica su olivo, allo stesso modo non è stata identificata una strategia di contrasto con risultati efficaci. Fa tuttavia ben sperare il coinvolgimento di molti professionisti ed Enti nei confronti di questa nuova e complessa tematica, con numerosi e diversificati approcci.