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"L'agricoltura sembra molto semplice quando il tuo aratro è una matita e sei a un migliaio di miglia dal campo di grano"
D.E.

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Coltivazione fuori suolo

Le moderne coltivazioni fuori suolo si dividono in due categorie, in base alla presenza o all’assenza del substrato di coltivazione. Nell’ambito della tecnica con substrato la soluzione nutritiva può essere ricircolata (ciclo chiuso), oppure il drenato può essere disperso (ciclo aperto). La coltivazione in assenza di substrato, invece, avviene con ciclo chiuso.

Tra gli impianti con substrato quella più diffusa è quella in sacchi con substrati di diversa natura (torba, fibra di cocco, perlite) aventi caratteristiche tecniche e pregi molto diversi tra di loro, per la cui scelta è importante conoscere le caratteristiche botaniche della specie coltivata.

I sacchi hanno il pregio di possedere una semplice movimentazione e di poter essere gestiti in modo puntuale in caso di problemi fitosanitari.

La nutrizione idrica e minerale avviene tramite un sistema di irrigazione con gocciolatori localizzati e azionato varie volte al giorno a seconda del periodo e della coltura.

Al di sotto dei sacchi è necessario prevedere canalette per la raccolta e lo smaltimento del drenato.

Il vantaggio del ciclo aperto è nella minor diffusione delle malattie, in quanto la soluzione in eccesso viene allontanata e non ricircolata. Peraltro, ciò rappresenta uno spreco di risorse economiche ed ha una maggior impatto ambientale, se non adeguatamente gestito.

Il fulcro della coltivazione fuori suolo è la soluzione nutritiva, composta da acqua e concimi minerali, la cui composizione varia a seconda della specie e  del fase fenologica.

L’attività dell’agronomo consiste nel definire, partendo dalle caratteristiche chimiche dell’acqua, la “ricetta” di concimi per apportare la giusta quantità di ogni elemento nutritivo, per esaltare la componente organolettica e gustativa.

In funzione del tipo e della quantità dei sali disciolti la soluzione varia il suo pH e la sua concentrazione salina (misurabile attraverso la sua conducibilità elettrica – C.E.). I range ottimali di pH variano tra 5,5 e 6,2, mentre quelli di C.E tra 1,5 e 3 ds m-1, ma anche in questo caso vi sono grandi differenze in funzione della coltura e del suo stadio fenologico. Questi due parametri vanno costantemente tenuti sotto controllo.

Per gestire correttamente la soluzione nutritiva sono necessari alcuni accorgimenti, come ad esempio non miscelare concimi che possono dare origine a fenomeni di precipitazione. Per questo motivi, normalmente si creano soluzioni madri concentrate suddivise in 3 diversi contenitori. Apposite pompe, sonde di controllo di pH e C.E. e centraline consentono di effettuare un prelievo proporzionale dalle vasche ottenendo in uscita la composizione finale desiderata.