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LA MOSCA DELL’OLIVO

Un insetto particolarmente temuto da tutti gli olivicoltori italiani, e non solo, è la mosca dell’olivo (Bactrocera oleae).

L’insetto, allo stadio adulto, si presenta di color bruno-dorato con capo rossastro e occhi verde-metallico, lungo circa 5 mm. Il torace è scuro e striato, con scutello giallo, l’addome mostra macchie nere e le ali sono trasparenti. 

Adulto Bactrocea oleae – Fotografia di Chiara Gazzaniga

Lo stadio larvale ha dimensioni maggiori dell’adulto, con una lunghezza di 8 mm. La stessa è una larva apoda, più sottile verso il cefalo e di colore molto chiaro (biancastro, tendente al giallo pallido).

Foto 2: Larve mosca dell’olivo.
Larve mosca dell’olivo – Fotografia di Chiara Gazzaniga

La mosca dell’olivo sverna come pupa nel terreno, ma può anche svernare come adulto o larva dalle olive non raccolte nell’ultima stagione olivicola o da quelle cadute a terra, motivo che spinge i tecnici a consigliare la gestione delle drupe anche in annate in cui la raccolta può rivelarsi economicamente svantaggiosa.

A questa fase segue lo sfarfallamento degli esemplari adulti, in primavera, con successive prime ovideposizioni a partire dal mese di giugno. L’ovideposizione si estende anche a tutto il mese di luglio. Ogni individuo depone in media 200-250 uova, una per ogni frutto colpito. Nella fase di puntura dell’oliva, la mosca aspira i succhi che trasudano dalla ferita generata e li rigurgita per contraddistinguere i frutti già colonizzati.

Punture mosca dell’olivo – Fotografia di Chiara Gazzaniga

L’uovo si schiude in pochi giorni e la piccola larva, di colore bianco e lunghezza di circa 1 mm, inizia subito a nutrirsi del mesocarpo del frutto/frutticino creando le caratteristiche gallerie, di dimensioni crescenti.

A maturità la larva si impupa all’interno del frutto o, in alternativa, nel suolo ad una profondità di pochi centimetri, per poi sfarfallare come adulto dopo circa una settimana.

La durata complessiva del ciclo del fitofago è di circa 3 settimane, nei mesi estivi. Tale tempistica si protrae nei mesi più freschi.

È infatti la temperatura il parametro più influente sui tempi riproduttivi e sulla vitalità dell’insetto. Compromettono la vitalità dell’insetto temperature inferiori a 0 °C e temperature superiori a 32 °C. La fertilità della mosca dell’olivo è pregiudicata già a temperature persistenti di 30 °C, per questo nei mesi estivi si assiste ad un rallentamento delle ovideposizioni, che tendono ad aumentare in tarda estate-autunno.

Periodi umidi, con temperature comprese tra i 20 °C ed i 30 °C, risultano i più favorevoli all’insetto.

Alla prima generazione ne seguono dunque altre in numero variabile, in relazione all’andamento climatico: 2-3 negli areali più freschi, 6-7 in quelli più miti.

I danni causati dall’insetto sono sia di tipo qualitativo che quantitativo. Quantitativo in relazione alla polpa asportata dall’attività trofica delle larve, che ne diminuisce la resa.

Il danno qualitativo si evidenzia nella scarsa qualità dell’olio ottenuto, a causa della spiccata acidità e della minor conservabilità del prodotto, determinata da un quantitativo di perossidi presenti elevato. Va inoltre considerato che, i punti di ovideposizione e di sfarfallamento dell’insetto, generano un facile punto di accesso per batteri e funghi. La mosca dell’olivo è ritenuta responsabile della trasmissione di Pseudomonas savastanoi, meglio conosciuto come rogna dell’olivo.

In relazione alla pericolosità dell’insetto è opportuno valutare correttamente le strategie difensive da mettere in atto. Gli interventi per il contrasto di mosca olearia si suddividono in due macro-categorie:

  • Interventi preventivi con esche avvelenate nelle prime fasi di infestazione o con il metodo “attract and kill”, realizzato mediante l’impiego di esche impregnate di principi attivi nocivi all’insetto o di trappole a cattura massale.
  • Interventi curativi.

Questi ultimi prevedono l’utilizzo di svariate sostanze:

  • Lambdacialotrina;
  • Acetamiprid;
  • Flupyradifurone
  • Beauveria bassiana, autorizzata anche nei sistemi di lotta biologica;
  • Spinosad, solo in esche attrattive, ammesso dal regime biologico.

La soglia d’intervento è solitamente identificata al raggiungimento di un’infestazione attiva pari al 4-5%.

Al fine di identificare correttamente tale soglia e per scegliere la giusta strategia da mettere in atto, è fondamentale attuare, sin dall’inizio della stagione un corretto monitoraggio dell’insetto, installando le apposite trappole.

Il contrasto all’insetto mostra diverse sfide, in quanto una volta depositate le uova, l’abbattimento delle larve, ben protette all’interno delle drupe, non è facile. Inoltre, la presenza in campo delle ultime generazioni può rischiare di sovrapporsi alla raccolta, perciò va attentamente valutato l’intervallo di sicurezza dei vari principi attivi autorizzati. Purtroppo il numero di trattamenti effettuabili, soprattutto nei regimi di difesa integrata e ancor più biologica, sono pochi, così come lo sono le sostanze attive a disposizione dell’agricoltore. Va da sé l’estrema importanza del monitoraggio dell’insetto in campo.