logo agralia studio di agronomia

"L'agricoltura sembra molto semplice quando il tuo aratro è una matita e sei a un migliaio di miglia dal campo di grano"
D.E.

Agralia è

il luogo dell'agronomia,

il luogo dove teoria e pratica si incontrano,

il luogo dove agronomi e produttori si confrontano,

condivisione di conoscenze ed esperienze,

supporto a produzione, qualità e sviluppo aziendale

Le buone pratiche per la messa a dimora degli alberi

Un fattore che gioca un ruolo molto importante nell’attecchimento di una pianta e nella sua aspettativa di vita è l’atto della messa a dimora. Spesso, per una questione di costi, questa pratica è effettuata da persone non specializzate e/o con un basso investimento in risorse come l’uso di un singolo sostegno, buche poco profonde, legature errate, ecc. Ma si risparmia davvero? Ovviamente la risposta è no, e per diversi motivi.

Commettere errori nella messa a dimora può comportare un minor vigore nello sviluppo dell’albero o dei difetti che andranno a compromettere la stabilità e la salute dello stesso o addirittura la sua morte dopo poco tempo. Questo si traduce in un costo aggiuntivo dato dal rimpiazzo che si dovrà fare, senza considerare un minor valore estetico ed ecologico delle piante.

Quali sono quindi le buone pratiche per mettere a dimora gli alberi correttamente?

La buca d’impianto è sicuramente l’aspetto più importante, perché è il luogo in cui la pianta svilupperà le radici nei primi anni di vita; è quindi essenziale creare un ambiente ottimale alla crescita, senza problemi di compattamento o asfissia. Il primo passo è quindi quello di scavare una buca con una profondità doppia rispetto all’altezza della zolla (o del contenitore) e un diametro 10 volte superiore alla circonferenza del fusto. Prendiamo quindi per esempio un esemplare di Bagolaro con una zolla alta 30 cm e una circonferenza del fusto di 10 cm, la buca d’impianto ottimale sarà quindi profonda 60 cm e larga 1 metro. In questo modo si avrà un volume di suolo ben arieggiato, non compattato e adatto al rapido affrancamento della pianta.

Sul fondo della buca è possibile impiegare degli ammendanti (es. dello stallatico) per favorire la sia nutrizione della coltura, che il mantenimento di una struttura ottimale, avendo però l’accortezza di utilizzare materiale maturo e di non porlo a diretto contatto con le radici.

Lo step successivo è quello di posizionare i sostegni e riempire la buca, rispettando l’originale profondità che possedeva la pianta, ovvero evitando di interrare il colletto e/o parti di fusto. Piante poste troppo in profondità si ritrovano a vivere con apparati radicali in un ambiente più asfittico di quello originario e devono spendere enormi risorse energetiche per tentare di riformarne uno nuovo all’altezza corretta, indebolendosi ed esponendosi oltretutto ad attacchi da parte di patogeni radicali e del colletto.

Prima di posizionare la pianta nella buca occorre limitare le possibili costrizioni dovute ai materiali di contenimento della zolla: è necessario eliminare o tagliare la rete metallica di contenimento in più punti, mentre la juta può essere lasciata poiché si degraderà.

La pianta va posizionata nella buca mantenendola verticale e riempiendo gli spazi liberi con del terreno che dovrà essere leggermente pressato: la formazione di una piccola conca può favorire la raccolta e l’infiltrazione dell’acqua piovana o irrigua.

L’irrigazione post trapianto favorisce l’assestamento del terreno e permette riportare della terra nei punti dove si è verificato il maggior calo.

Un altro aspetto essenziale sono i sostegni: la loro funzione è mantenere la pianta sull’asse verticale, evitando che si inclini o si ribalti per il periodo in cui la funzione di trazione non è esercitata dall’apparato radicale. Devono essere quindi interrati a sufficienza per potere garantire un corretto sostegno all’apparato epigeo, che durante il periodo vegetativo può esercitare, anche in virtù dell’effetto leva, una forza notevole. Per lo stesso motivo il sostegno dovrebbe raggiungere un’altezza pari al 50/75 % della pianta.

La legatura ai sostegni deve avvenire attraverso l’uso di diversi metri di tubetto agricolo elasticizzato. Questo consente alla pianta di muoversi liberamente permettendole di irrobustire il legno in risposta alle sollecitazioni esterne, ma allo stesso tempo impedisce il ribaltamento. Un errore molto frequente è l’utilizzo di un traverso di legno a cui la pianta viene direttamente legata: così facendo l’albero non ha modo di oscillare, impedendo al legno di rinforzarsi; inoltre sarà maggiormente propenso a spezzarsi al di sopra del punto in cui è stata legata.

La messa a dimora a questo punto può considerarsi conclusa, ma la sopravvivenza dell’impianto sarà sicuramente legata alle successive irrigazioni che dovranno accompagnare la vita della pianta per i due anni successivi, con maggior frequenza nei primi mesi e durante la stagione estiva.

È buona regola ricordarsi sempre che un trapianto è sempre uno stress e mettere una pianta in condizioni non favorevoli al suo sviluppo non può far altro che peggiorare la situazione.